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Le nuove terre

(Piemonte - XVIII Secolo)



Dopo la pace di Acquisgrana del 1748 l'avvocato Bogino, distintosi negli anni precedenti e da poco diventato primo ministro in successione all'Ormea, si dedicò attivamente, e con successo, nel risolvere tutte le controversie col governo austriaco riguardanti le diverse province passate al Piemonte in seguito alle guerre di successione appena concluse.

La sua opera era di grande spettro e riguardava la lotta al contrabbando, il commercio e la moneta di scambio con gli stati esteri, l'innovazione delle strade di frontiera, l'amministrazione ed il controllo fiscale del regno.


Molto attento alla cultura messa al servizio del progresso, si fece promotore di diversi viaggi di studio. La sua opera fu così funzionale che molti stati esteri ne presero esempio e richiesero la consulenza dei funzionari del regno.

I rapporti tra centro e periferie, specie per quanto riguarda le nuove terre, erano difficili. I suoi intendenti verificavano le condizioni ed apportavano piccole modifiche correttive di carattere amministrativo, con molta prudenza per non turbare le amministrazioni locali.

Nel Novarese, prima di cercare di procedere verso una unificazione dei metodi di imposta ed amministrazione, si iniziò con molta cautela a stimare i redditi delle nuove terre, effettuare un adeguato censimento e valutare terreni ed edifici.

Zoom della foto

Le riforme presero poi piede pian piano grazie al consenso popolare ottenuto in seguito ad alcuni provvedimenti volti a migliorare le condizioni di vita locali: la bonifica delle paludi, il miglioramento di pulizia e condizioni sanitarie, la lotta a mendicanti, delinquenti, banditi e contrabbandieri.

Per quanto riguarda le nuove terre provenienti da paesi governati da statuto speciale, i problemi furono ancora più complicati. In Valsesia, Val d'Ossola e Riviera d'Orta gli ostacoli più duri furono i privilegi econonici e fiscali, oltre a tutta una serie di posizioni di primato ecclesiastico.

In Sardegna inizialmente, dato il carattere ancora più isolato della comunità, non vi furono riforme. Dal 1755 in avanti invece si compirono numerose innovazioni, anche qui rese possibili grazie alle migliorie dell'ordine pubblico, amministrazione della giustizia e promozione di una rinascita economica.

Molto importante fu la collaborazione con la Chiesa, specie per quanto riguarda l'educazione. Nel 1764 fu anche riaperta e riformata l'Università di Cagliari, e l'anno successivo quella di Sassari. Nel frattempo si procedette anche ad introdurre l'obbligo dell'insegnamento ed uso della lingua italiana.


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